L’EstroVerso, nella rubrica Microcosmi, pubblica una mia nota di lettura al libro di Mattia Cattaneo: Partiture di pelle.
“[…]Nel creare questo punto d’incontro fra passato e presente (dal quale, inevitabilmente, ne risulta il futuro) seppur contrassegnato da un’atmosfera malinconica, talvolta da una tristezza non celata, Cattaneo mai ricorre a immagini esplicite, realistiche, fotogrammi che avrebbero favorito l’autore nella descrizione del dolore patito (e portato) e derivante dalla perdita, o nel racconto del ricordo, ma avrebbero condotto la silloge verso un realismo opposto a quanto l’autore ci dona in lettura.
Le poesie di Mattia germogliano in un ambiente (che possiamo definire anche “territorio”) popolato da precisi elementi, riaffioramenti dell’infanzia, ricordi ai quali il poeta riesce a sfilare lo sfondo della mera quotidianità, da cui però provengono, ed è tale processo di isolamento che determina, appunto, l’elevamento (o, se preferite, la traslazione) al mondo simbolico, dell’opera intera.[…]”.
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