Quant’eri – cuor spezzino – circospetto
da giovane e maturo ti strusciavi
lascivo e ben rotondo, vaporoso
pelo il tuo, che io ho dedotto
cadesse nel dominio del sistema
nervoso e dentro il sonno artificiale
tornò lindo, malgrado non facessi
da giorni la toeletta, appuntamento
del gatto peculiare, ch’è perbene.
*
Nel vederti morbido
dormire indotto il sonno che t’affranca,
ritorno alle visioni oscure, tu sai
non le comando e poco le missive
nitide chiariscono, ma recano
i dubbi sulle tappe del futuro.
Eri malfermo sulle zampe, magre,
a chiedere conforto, poi, stupito
il volto tuo sprofonda nell’acromo
passaggio, la parete indecifrata,
la nebbia sconfinata e verticale.