Nasconde allo sguardo la lunga teoria
delle canne d’acqua e d’alianto
le pietre ossidate, il rado sterpeto
d’una massicciata, inerte sostegno
della ferrovia.
Sfilano i vividi treni, sospinti
dall’impassibile scopo, s’attende
che cedano giunti in metallo, mentre,
Alfredo, alla chiesa, tese le mani
abbiamo cercato la forza, che poi
rinsaldi ogni giorno, quando lampeggia
neonata la luce d’aurora e brucia
il tempo per noi già perduto.
Tuo figlio ci dice sia carne, corpo,
quel proponimento si faccia reale
materia e d’andare felici, come
vibrante parola, colmando l’eterno
silenzio di un muto.