Quando il giorno dilata
il chiarore, sbrigliato,
insozza il pisolare astruso,
l’enigma buio che divide
dunque il tempo umano,
ma torna la somma, sempre,
dell’ore sprofondate,
incoscienti, afflitti
dall’amaro che monta
– anche ai mari del Nord,
lì, straniti nell’attesa –
poiché la notte tarda.
Alfine tutto riguarda
le forze che i greci
in dodici contavano,
pensando gli Olimpi;
e pure nella tregua
dei loro bisticci,
nell’ambiguo dei poli,
la conta della vita
vissuta non varia.