A G. F.

I.
Il corpo del tuo
fratello Natale,
col mulo fido
uscì dal disgelo:
la lingua ablativa
che arretra e risale.
Quanta ne regalò
di morte intatta l’Adamello,
e pezzi per musei?

II.
I capelli ramati,
al sole l’efelidi,
fiammano il viso
i segni dei pavidi,
perciò si temeva
– nella mia gestazione –
l’oscuro salto di leva
dei geni muti.
Mio padre ha sorriso.

III.
La storia è l’impasto
di mani e di nomi
scolpiti ed i ghiacci,
i monti longevi,
fiumi e alluvioni
prendono d’altra
sorgente la furia, sapevi.
I morti non sono
sempre natura.

 

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