A Giorgio Albertazzi

Racconti d’un vecchio,
vizzo lenemente, come,
sotto l’egida del conio
divino, pacato degrada l’Adone,
poi, giunti al muriccio,
ti esorta ad osare:
se l’occhio le pietre
perfora, vista sostieni, e timone.
 

Anna, difatti, ch’aveva
grande, pei ciuchi, passione,
urtò in soffio Rimbaud
(e si aperse il libro caduto).

Leggesti “Fêtes de la faim”,
con pathos d’attore canuto.
 
Share

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *