Portavoci

C’invocano dall’Ade,
colle mani congiunte
e facendo portavoce;
il tuonare li soverchia,
del rivo tristo fragore,
il rombare della foce.
Tu affermi di udire
cori tetri parimenti
al pianto dei gattini,
ascende pei condotti
allo scarico in cucina;
nel cesto a pigolare
accostato al lavello,
relegati in cantina.
Io pago alla mammana,
inorpellata ed eccessiva,
i rari incensi e le visioni;
esalare ode i sussurrii
dal nulla che l’attornia,
maga estatica sviolina 
d’estinti ammonizioni.

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