3 pensieri riguardo “Ricordare”

  1. Sol perché non t'inventi; la fantasia che t'aiuta e lo fa credere ché tu ti senta un po' protagonista di te mentre memoria è il solo accadere al quale tu assomigli

    Un saluto

  2. Ti mando, solidale e identificativa, questa cosa

    elogio alla pigrizia
    martedì 18 marzo 2008

    La reale pigrizia gode non definire se stessa e l’ignoto è luogo assolutamente pigro nel suo celarsi: guai a coloro che con moto lo vogliono annullare conoscendolo.
    Sublime suicidarsi con lentezza tale da essere eterni e nutrirsi così adagio che un millimetro di spaghetto basti per sempre, sugo e tutto.
    Porre domande con piana dolcezza, ché le risposte le possano anticipare e ridere senza fretta, in modo tale che il dolore del pianto possa cadere comodo tra le parole senza e fretta.
    Crociare il voto con calma, ché i risultati abbiano il tempo di mostrarsi prima di poter uscire dalla cabina.
    Quale dinamico dirigente d’azienda è mai capace di godere l’estasi di udire il canto dell’erba che cresce e quale veloce atleta ricompensa la fatica soporifera del venditore di materassi TV, donandosi nella capacità di sentire la differenza tra una morbidezza e l’altra? Quale donna perennemente spolverante potrà mai penetrare l’immagine calda della polvere che con poetica lentezza cade soave e quale puntuale frettoloso godrà mai il piacere di sbagliare tram e di trovarsi smarrito nell’ignoto, lasciandosi scendere all’inferno sotterraneo del Metrò per cominciare a ridere riagganciando l’usta fumosa della strada di casa?
    L’Oscarone caro al cuore o suo cugino dicevano: ‘La polvere: nessuna preoccupazione – solo la pazienza di non annoiarla quattro anni lunghi. Allora la preziosa vorrà amica restare tale e quale eternamente.’
    E la piacevole differenza tra la pigrizia femminile, graziosa, tiepida e carnalmente carnosa e quella maschile, un po’ legnosa, barbuta e stupita? Cantatemi il nome di un poeta super-attivo; ditemi chi, se non la pigrizia, tenga le chiavi della curiosa conoscenza!
    Morire in un bagno turco, quasi invisibili, indefiniti e carezzati dal caldo del leggero vapore – mai di sauna atleticamente corridora e sfidante.
    Svenire a morte su di un letto di piume donate, annodati amanti ad altre pigre membra; far l’amore con dimenticante lentezza, regalandosi il potersi attendere sdraiati sull’attimo dopo e morire sgonfiandosi con lentezza, per sentirsi vivi fino allo sgonfio assoluto.
    Accidenti alle pietre rotolanti, agli spartani pugnaci e ai bersaglieri, alle loro biciclette assurde, incardinate da spalla e spaccatutto e alle loro petulanti, pedalose e vibrose trombette.

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