La Crepa Madre – Cartesensibili

Oggi, su Cartesensibili, un’acutissima e  approfondita lettura de La Crepa Madre a firma Paolo Gera, che ringrazio di cuore.

“[…] All’inizio l’evocazione del fenomeno ha bisogno di mostrare la necessaria documentazione di veridicità, di mostrare i documenti storici d’archivio per poi, nella specularità deformata dei versi, pianificarsi in una dimensione in cui affiora una vocazione ossimorica di cantastorie geometrico e stralunato che mi ha ricordato il canto dolente e surreale di Guido Ceronetti, anche nell’evocazione di uomini non illustri e della loro fine spietatamente segnata. Leggi tutto “La Crepa Madre – Cartesensibili”

Librinews

Oggi Librinews presenta La Crepa Madre.

Come è nata l’idea di questo libro?

L’idea risale a molti anni fa, quando scrissi un racconto nel quale una coppia in crisi, durante i lunghi silenzi che accompagnavano la cena, udiva un sommesso rodere, un ticchettio, del quale nessuno parlava all’altro. Dopo tempo, un rumore molto più udibile li fece scattare in piedi: una crepa nel muro della camera da letto aveva piagato il muro, dividendo idealmente in due il letto matrimoniale. Questo racconto non fu mai pubblicato, in quanto lo ritenni banale, ma l’idea fermentò. Nella mia fantasia, la crepa assunse caratteristiche “viventi”: atteggiamenti assimilabili a quelli di un animale domestico. Dopo anni, quando mi sentii pronto per narrare la vicenda della crepa (divenuta, nella mia immaginazione, la protagonista) la mia passione per la poesia ebbe il sopravvento. Optai, allora, per la forma del poema: il racconto richiedeva “spazio” e la lunghezza della composizione è stata una scelta obbligata. […] Leggi tutto “Librinews”

Concorso Internazionale di poesia “Parasio città di Imperia”

La mia poesia Ai muri lontani ha vinto il terzo premio al Concorso
Internazionale di poesia “Parasio città di Imperia”.

Grazie di cuore!

Ai muri lontani

Ricorda: pensammo noi – allora –
ad un imbrunire scolpito
nelle meridiane, ma luci
artificiali stravolgono
il nostro sentire del tempo
e ridi, ora, ch’è giunta nuova
mattina l’ennesima volta,
ma attenta: non le radici
unisce il dolore, ma i rami
e scovi l’edera avvinta
ai fiori delle tamerici
lilla, salate, in periferie
dei parchi dimessi, ai muri lontani.

Ponente

[fonte fotografia]

Era torrido il mare a Calafuria,
pregavano il ponente i livornesi
(la sera rinunciammo al vino bianco
servito coi molluschi all’ostricaro)
e t’infilammo all’ombra nell’anfratto
d’uno scoglio, ma vile lo strisciare
dell’importuno sole nelle fratte
ci colse pigri e fermi, in rotazione.
A chi dubiti il senso d’immondizie
cotte lungo i pregiati litorali
ricordo che trovammo un buon riparo
per te, piegando a tetto,
un lurido ritaglio di cartone.

 

Poemalieno

Oggi compaio su Perigeion, con un poemetto inedito e – per me – insolitamente satirico.
Un infinito grazie a Roberto R. Corsi.

I.
Vengon da galassie morte,
ormai spenti lumicini
(che vediamo puntiformi),
atterrati da milioni
di milioni d’anni luce:
sono amici, tuoi vicini.

II.
Oggi più non li distingui.
Portan comodi orologi,
certi sopra, come Agnelli,
e la moka, la mattina
gli comunica strozzata,
gorgogliando, la levata.

[…]

Continua a leggere su Perigeion.

Aguirre

M’hai tritato,
le ossa m’hai spaccato coi sobbalzi
sul pagliolo – mare – sono Aguirre
all’incontrario, il mio eldorado
per beffa del destino è boreale.
Voi dite che io fugga in quanto vile
– ustioni da gasolio e le mucose
disseccano traverso il traversare –
che l’erba si diradi dove approdo,
è questo che v’acceca allucinati
e come vien dall’acqua lo spagnolo
io taglio in linea retta le correnti
e, vinto fra gli ultimi dei vinti,
v’invado alla deriva col fasciame.

.

Sfilano i vividi treni

[fonte fotografia]

Nasconde allo sguardo la lunga teoria
delle canne d’acqua e d’alianto
le pietre ossidate, il rado sterpeto
d’una massicciata, inerte sostegno
della ferrovia.

Sfilano i vividi treni, sospinti
dall’impassibile scopo, s’attende
che cedano giunti in metallo, mentre,
Alfredo, alla chiesa, tese le mani
abbiamo cercato la forza, che poi
rinsaldi ogni giorno, quando lampeggia
neonata la
luce d’aurora e brucia
il tempo per noi già perduto.

Tuo figlio ci dice sia carne, corpo,
quel proponimento si faccia reale
materia e d’andare felici, come
vibrante parola, colmando l’eterno
silenzio di un muto.

Mi colgo all’improvviso

[fonte]

Mi colgo all’improvviso affratellato
alle montagne, senza che mi abbia
punto mai l’idea dell’arrampicata,
neppur di risalire il sentiero, che dolce
ci conduce dal borgo fino al kòilon:
un prato che s’inclina verso il lago.

Questo palpito esteta batte l’alba,
quando il buio si ritrae, degrada,
piano appare il monte cupo, dorme,
dipinta è la pineta e la sua calma
balsamica, nel mentre m’allontano:
del solo sentimento sono pago.