nemmai ho concepito
il suo zillare secco e bruno
come il platano, finché
la tempesta prese il tronco
frantumando lentezze secolari,
la gettò sopra un balcone.
Io fumavo al quinto piano.
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la gettò sopra un balcone.
Io fumavo al quinto piano.
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a questi s’appressano
tutt’intorno lumache
ben lustrate per la festa,
per il giorno del riposo.
Odono forse campane,
che per me sono mute.
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Due sono le ore
(tutt’altro che infinite),
che s’inseguono in avanti
e come passi a ritroso
scontrose anche procedono,
ma inciampano distratte
in reconditi e lontani
fossili accidenti.
Soo no se l’è;
ma el vedi scapà via.
Disen i studios
Che l’è propi
L’orelogg del mond;
i bastian contrari
disen che ‘l ghè no;
che l’è tuta fantasia.
Mi legi i lor matatt,
e me se tiri matt
ma mi el soo no se l’è,
el vedi scapà via.
***
Il tempo
non so cos’è,
ma lo vedo scappar via.
Dicono gli studiosi
che sia proprio
l’orologio del mondo;
i bastian contrari
dicono che non c’è,
che è tutta fantasia.
Io leggo le loro mattate
e mi tiro matto;
ma io non so cos’è,
lo vedo scappar via.
Revisione ortografica a cura di Marco Bertoli