Dell’Albe

I.
Dona l’alba il ristoro,
il percepirsi freschi,
i vigori svegliati,
soltanto se inverte
prima gli scambi noti
gassosi e ribalta
il segno delle acque nostre, rosse.
Così, in deste mattine,
ma lente, ovattate,
a guisa si risorge
delle statue rinate
dal caos dell’argille.

II.
Arruffano uccelli, quel minuto,
piume, l’arricciano colti
da gelida lena, cresce
nel nugolo fitto sopra
la ceiba, gonfia, il trillo.
È l’alba assai diversa, ti schiaffeggia,
ai tropici è colla,
io mormoro, poco,
cupo mi specchio. 

III.
Al nord non t’appartiene;
è filo giallo, pallido, si curva
se posi l’occhio sgombro
d’isolotti e croste
– strani picchi paiono
franati appena a mare –
ma restano remote
albe, omaggi d’altri
dei mondi tramontati.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *